SABATO 1° GIUGNO
h 20.45
COMMEMORAZIONE FESTA DELLA REPUBBLICA
CAPRIANO DEL COLLE
All’interno del Palazzo Bocca , piazza Mazzini
Lettura di alcuni articoli della Costituzione Italiana
con l’accompagnamento musicale del Corpo Bandistico Parrocchiale di Roncadelle
PROGRAMMA
(INNO NAZIONALE)
GIUSEPPE VERDI – AIDA (Preludio all’Atto I)
Celebriamo questa sera la Festa della Repubblica. La Costituzione, che corona la vita democratica del nostro Paese e ancora oggi offre memoria della maturità di uomini e donne che seppero porre diverse sensibilità al servizio del Paese, ha in realtà origini lontane.
L’Italia repubblicana affonda le sue radici nel lungo cammino del Risorgimento. Cento anni esatti trascorsero dalla Prima Guerra d’Indipendenza alla promulgazione della Carta Costituzionale; la progressiva unificazione del territorio non sarebbe stata possibile senza un movimento che scaldasse il cuore degli Italiani, da secoli abituati alla frammentazione politica e culturale.
Romanticismo e Risorgimento: musica, arte e letteratura promotrici e veicoli imprescindibili di un faticoso percorso che portò regni e principati ad unirsi sotto una sola bandiera e a costruire, con fatica, il desiderio popolare di essere protagonisti della vita del Paese.
Giuseppe Verdi rappresenta tuttora, per molti Italiani, la somma di tutti i simboli che guidarono all’unificazione nazionale contro l’oppressione straniera. Fu per il popolo una guida morale e accese con la sua musica lo spirito patriottico. Il suo impegno ad onorare l’opera italiana produsse frutti di grande bellezza, che hanno arricchito il patrimonio culturale e contribuito alla definizione della nostra identità.
Proporremo al Vostro ascolto il Preludio all’Atto Primo della sua opera più celebre, “Aida”, eseguita per la prima volta al Cairo la Vigilia di Natale del 1871, al culmine della maturità umana ed artistica del compositore di Busseto.
GIUSEPPE VERDI – NABUCCO (Va’ pensiero)
Restiamo con Verdi. L’Italia che ora dichiara di aderire al Diritto Internazionale e che si fregia del proprio disprezzo per la guerra, dovette lottare a lungo per sottrarsi alla dominazione di sovrani ed eserciti stranieri. Fu presto chiaro ai padri del Risorgimento che non sarebbe bastato il più organizzato degli eserciti, per dar vita ad un Paese unito.
Giuseppe Verdi rispose alle sollecitazioni di Mazzini, che nella “Filosofia della Musica” invocava l’avvento di un nuovo dramma musicale dal respiro europeo, con un linguaggio capace di accomunare gli animi. Il melodramma si rivelò uno dei mezzi più efficaci per diffondere le nuove idee di libertà, indipendenza e amor di patria.
Con “Nabucco”, scoprì il popolo, rendendolo protagonista di pagine corali indimenticabili.
Ascolterete tra breve il celebre “Va’ pensiero sull’ali dorate”, in cui l’accorata nostalgia per la patria perduta si tramuta in una volontà di azione, nella fede in un possibile riscatto.
Questo motivo è unanimemente riconosciuto come il simbolo musicale del Risorgimento italiano, poiché gli spettatori dell’epoca identificarono la loro condizione politica con quella degli ebrei soggetti al dominio babilonese. E’ sicuramente uno dei capolavori della tradizione artistica nazionale, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo.
PIETRO MASCAGNI – CAVALLERIA RUSTICANA (Intermezzo)
“Cavalleria Rusticana” è stata inclusa in quasi tutti i repertori dei concerti che, nel 2011, celebrarono i 150 anni dell’Unità d’Italia. Eppure, fu composta da Pietro Mascagni solo nel 1890, trent’anni dopo le imprese militari dei Savoia e di Garibaldi e il capolavoro politico di Cavour.
Quest’opera però ci consegna un ritratto fino ad allora inedito dell’Italia, uscita dalle atmosfere romantiche e calata nelle contraddizioni tipiche di uno stato a più velocità, in cui il popolo minuto persino faticava ad utilizzare una lingua comune. “Cavalleria Rusticana” rappresenta il primo esempio di melodramma verista che attinga alla cultura e alla tradizione di una nazione, o almeno di una parte di essa. Il toscano Mascagni si estranea dalle prime lotte operaie delle regioni settentrionali e si immerge nell’ambiente contadino dell’estremo meridione.
Quanto è attuale questa varietà di temi nel nostro Paese? Quanto si sforzarono i padri costituenti di garantire uguaglianza e pari opportunità a tutte le categorie sociali e alle diverse estrazioni culturali dei cittadini? Morto nel 1945, Mascagni subì un lungo ostracismo proprio all’alba della Repubblica, a causa di una certa contiguità con il Regime fascista. Solo in seguito le sue opere furono riscoperte e opportunamente collocate nel contesto storico che vollero descrivere.
La raffinata melodia dell’Intermezzo rapisce l’ascoltatore e lo immerge nella natura di una certa Italia, che affronta la dura vita quotidiana in un clima di calda religiosità.
NOVARO, CREUX – CANTO DEGLI ITALIANI
La serata si conclude con un omaggio all’Italia, così come la conosciamo oggi ma nel rispetto della propria più solenne espressione. Il Canto degli Italiani è una versione da concerto dell’Inno Nazionale. Può – anzi – deve, essere ascoltato da seduti e non richiede di essere accompagnato dal canto.
Ciò che lo differenzia dall’Inno, con il quale abbiamo aperto la celebrazione della Festa della Repubblica, è essenzialmente lo spirito che ha caratterizzato la composizione dell’uno e dell’altro brano. Mameli compose il testo e Novaro lo musicò in un’epoca in cui l’Italia era ancora “da fare”.
L’elaborazione sinfonica di Fulvio Creux suggerisce una diversa e più matura visione: la prima parte rappresenta un omaggio alla nostra storia, dall’introduzione dell’inno alle fioriture di flauti e clarinetti che omaggiano i luoghi e monumenti barocchi disseminati nel Paese. Il tema centrale, più lento e riflessivo, propone il ricordo e l’omaggio a chi per l’Italia si è sacrificato. Rimembranze e interrogativi che trovano compimento nel finale, dove tutte le sezioni si riuniscono in un’esplosione che, convinta, testimonia la fierezza della risposta: sì, siamo orgogliosi di essere italiani.